Poveri Cristi
di e con Ascanio Celestini
con Gianluca Casadei alla fisarmonica
Giovedì 7 agosto 2025, ore 21.30
«Chi sono i poveri cristi? Sono l’ultimo della classe quando ci stavano le classi differenziali per i poveri; la pecora nera nel manicomio che risolveva il problema per quelli che stavano fuori, ma non per quelli che stavano dentro; quello che sta inchiodato a qualche malattia senza colpa, ma anche senza futuro, eccetera.
E se dico “eccetera” ho detto tutto. Ho detto tutti. L’idea di questo progetto è quella di trovare le parole per raccontare questi poveri cristi che non hanno una lingua per raccontarsi che non sia quella della pietà.
E invece il narratore di questo spettacolo li racconta come santi, perché ogni giorno fanno il miracolo di restare al mondo. Di essere i migliori del circondario.
Ci sono tanti modi per raccontare questa classe sociale, ma la più rispettosa, per me, è quella che usa le loro parole. Così, in questi ultimi 10 anni, sono andato a intervistare (intervista significa ‘incrocio di sguardi’) i facchini eritrei che movimentano i pacchi nei magazzini della logistica sulla Tiburtina a Roma, il becchino del cimitero di Lampedusa, la donna che mostra la foto del ragazzo affogato nel naufragio del 3 ottobre 2013.
Poi riascolto tutte queste voci e comincio a raccontarle. Quando mi sembra di riuscirci, le vado a raccontare al musicista Gianluca Casadei, e lui inizia a scrivere la musica sul mio racconto. Tra noi usiamo la tecnica dell’interplay. Nei testi sul jazz è indicata come ‘capacità di interagire all’istante, anche e soprattutto durante le parti improvvisate, tra i diversi musicisti, pronti a ascoltare e reagire cogliendo i suggerimenti impliciti nel suono degli altri membri del gruppo’. Da questo nostro lavoro, di ascolto e interazione tra musica e racconti, nasce lo spettacolo. E questa tecnica di interazione si ripete sempre, ogni sera, in ogni replica col pubblico, come un’improvvisazione su uno standard jazz.
Poveri Cristi è anche un romanzo che sarà pubblicato nel 2025 con Einaudi. Comincia così: “Cristo non è sceso dal cielo, ma è salito dalla terra. Questa è la prima frase, ma potrebbe finire qui”.
Davvero il racconto potrebbe finire dopo questa frase perché i personaggi della mia storia sembra che non abbiano nessun rapporto con tutto ciò che sta in alto. Né col potere politico, economico, militare o religioso; né con le vette della letteratura, della scienza o con le aspettative, i sogni di chi aspira a diventare famoso; né coi quartieri alti, le ricche città coi grattacieli; e probabilmente nemmeno con le terrazze fiorite dalla quali vedere un bel panorama. Ma forse è proprio questa loro vita da ultimi che, come nella parabola di Gesù, dopo aver subito torti li porterà ad essere primi.»
- Ascanio Celestini